L’ex ciclista diventato padre a 83 anni
LA MORTE DI VASCO BARONI – ERA UNO DEI NOSTRI
SCARPERIA.- La Commissione del Giglio D’Oro, anzi il premio stesso è in lutto. E’ morto infatti a Scarperia dove era nato alla vigilia del Natale del 1928 e dopo una breve quanto inesorabile malattia, Vasco Baroni, popolare ex campione di ciclismo ai tempi di Coppi e Bartali, Bobet, Geminiani, Magni, Koblet, Kubler e grande amico di Gastone Nencini, mugellano come lui. Fu professionista dal 1952 al ’57 indossando le maglie della Welter Ursus, Ganna, Bianchi Pirelli, Lygie Torpado, Atala, Torpado Girardengo. Dilettante di valore, vincitore di varie gare, si levò la grande soddisfazione del successo anche nei professionisti aggiudicandosi, lui che si definiva un gregario, il circuito di Charleroi in Belgio nel 1955. Se ne è andata anche “La Quercia” come lo definiva, Saverio Carmagnini, uno dei suoi tanti amici con il quale spesso si ritrovava per compiere lunghe pedalate.
Proprio con Saverio e qualche altro amico quasi 40 anni or sono, istituì il premio Giglio D’Oro, della cui Commissione naturalmente faceva parte sino dalla prima edizione. Vasco Baroni al di la della notorietà in campo ciclistico, era salito alla ribalta dei mass media, pochi mesi fa, il 6 settembre 2011 quando era diventato padre alla bella età di 83 anni. Sua moglie Barbara che aveva conosciuto a Lione in Francia durante un convivio di ex ciclisti italiani e francesi che si teneva ogni anno, diede alla luce una splendida bambina, Tamara, che pesava 3 chili e 420 grammi. In quei giorni Vasco era un uomo felice, orgoglioso, pianse dalla gioia e dalla commozione; essere nuovamente papà, la considerava una straordinaria vittoria, come un successo insomma in un grande giro che nella sua carriera ha disputato ma senza la possibilità di vincerlo. Quei giorni con Vasco chino sul letto nel cambiare il pannolino a Tamara, oppure a coccolarsi tra le braccia quel meraviglioso “batufolo” come lo definiva lui, durarono troppo poco. L’ultima sua uscita “ufficiale” in bici con la quale ha percorso migliaia e migliaia di chilometri e che considerava una passione senza confini, fu il 18 settembre nella Gran Fondo Giglio D’Oro a Calenzano complimentato e festeggiato da tutti. Qualche giorno più tardi i primi sintomi della malattia, il ricovero in ospedale, la fibra pur forte e che sembrava indistruttibile, sempre più debole, il male cheavanzava inesorabile fino al sopraggiungere della morte. Aveva uno spirito, una grinta, una forza ed un carattere indomito, ma si emozionava facilmente, nel raccontare la sua storia, la sua carriera, le sue vicende umane, come la morte del fratello Mario, altro grande campione del pedale e quella della prima moglie dopo una lunga malattia.
Il non saperlo più fra noi, nella Commissione del Giglio D’Oro, è un pensiero terribile e difficile da accettare e vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza al figlio Marco, alla moglie Barbara, alla piccola Tamara, ai suoi cari.
ANTONIO MANNORI