BartaliConferenza stampa presso la sede a Ponte a Ema

L’ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO BARTALI AL CONTRATTACCO “I CIMELI SONO TUTTI NOSTRI”

di ANTONIO MANNORI

AL CELEBRE detto di Gino Bartali “E’ tutto sbagliato, è tutto fa rifare“ si sono richiamati anche i dirigenti dell’Associazione Amici del Museo del ciclismo Gino Bartali di Ponte a Ema. Il presidente Andrea Bresci tornato in questa carica, dopo una pausa di circa un anno, ha aggiunto “purtroppo è tardi per rifare”. L’Associazione ha risposto con una conferenza stampa, alla moglie del campione fiorentino che ha richiesto la restituzione di coppe, trofei, cimeli per donarli secondo la volontà del figlio Andrea, al Museo di Fiorenzo Magni sul Ghisallo. Dispiaciuti, amareggiati, lasciati soli dalle istituzioni, Bresci e collaboratori hanno ricordato come si sono svolti i fatti, parlando dei rapporti con la famiglia, del ruolo importante che uno dei figli, Luigi, ha all’interno dell’Associazione che non ha scopi di lucro. “ I cimeli sono tutti di proprietà dell’Associazione, perché donati da numerose persone e dallo stesso Gino Bartali in parte quando era in vita e in parte per testamento, e sarebbe opportuno che la vedova Bartali e il figlio Andrea la smettessero di minacciare cause. Ogni anno occorrono 30mila euro per le spese, abbiamo chiesto aiuto agli Enti, non è arrivata nessuna risposta. Andrea Bartali si dovrebbe vergognare avendo parlato di gestione fallimentare e di soldi che vanno e vengono. Le loro affermazioni sono offensive, pretestuose e non rispondenti al vero“. Più avanti ricordato “che non è vero che è dato poco risalto alla figura di Gino e le istituzioni farebbero bene a non farsi coinvolgere da vicende che riguardano problematiche all’interno della famiglia Bartali”. Ricordati i rapporti condominiali e di gestione, i dirigenti si sono detti “ disposti al dialogo con gli Enti proprietari, con il circolo e con la Sig. Adriana, purché ciò avvenga nel rispetto di tutti. Ci aspettiamo risposte chiare e programmi concreti, non temiamo alcuna causa, abbiamo paura della malafede ”.