VINTA e nettamente la prima volata di un ambitissimo traguardo (così ha deciso il congresso dell’Unione Ciclistica Internazionale riunito a Melbourne in Australia) iniziano ora tre anni di duro e impegnativo lavoro, quello per preparare la rassegna iridata del 2013 in Toscana, a Firenze come a Lucca, Pistoia e Montecatini. Un anno e mezzo di lavoro iniziato quando c’era ancora in vita Franco Ballerini, e molti non lo dobbiamo dimenticare, erano scettici a quell’idea del sindaco di Montecatini Terme Giuseppe Bellandi e del presidente del Comitato Regionale Toscano, Riccardo Nencini, che diede subito l’imput per avviare il progetto poi sempre sostenuto con forza dal Comitato stesso. Quei mondiali per la prima volta in Toscana saranno dedicati al “Ballero”, al quale è andato il pensiero di tutti, dirigenti, istituzioni, sportivi nel momento in cui a metà mattinata è arrivata l’attesa notizia. Avere assemblato la memoria del “Ballero” alla candidatura della Toscana era inevitabile e da qui al 2013 ed anche dopo il suo ricordo accompagnerà il lavoro di tanti addetti. E’ una vittoria di tante persone, è una vittoria di tutto il ciclismo italiano e di quello toscano in particolare, della profonda tradizione ciclistica di questa terra che ha dato i natali a tanti campioni. Accanto al ciclismo è il successo anche della cultura, delle bellezze artistiche di Firenze e di questa Regione, ed arriva nell’anno in cui sono trascorsi già 10 anni dalla scomparsa di Gino Bartali, il più grande campione di questa terra, ed a 50 anni dall’impresa di Gastone Nencini, tenace ed ammirevole campione del Mugello, vincitore del Tour de France 1960, Figure uniche, di indiscusso spessore e qui ricordiamo anche Fiorenzo Magni nativo della Val di Bisenzio e prossimo tra poco più di due mesi a festeggiare i 90 anni, come farà nel febbraio del 2011 un’altra grande figura del nostro ciclismo, Alfredo Martini. Abbiamo detto che l’assegnazione alla Toscana della rassegna iridata è la vittoria di numerose persone e tra queste sicuramente anche Alfredo Martini.
ANTONIO MANNORI